Il camera trapping è un tipo di approccio alla fotografia naturalistica che ha cambiato (per l’ennesima volta) il mio modo di pensare il contatto con la natura e con i mammiferi in particolare. Parlo di contatto prima ancora che di fotografia.
Creature della notte
È un mondo al quale mi sono avvicinato per emulazione, ma questa storia la racconterò un’altra volta. Ripensavo ai primi due versi di un’ottava che spesso leggo ai miei studenti: “Notte, che nel profondo oscuro seno / chiudesti e nell’oblio fatto sì grande”… quante cose la notte nasconde da sempre agli uomini? certo il canto di Tasso avrebbe reso giustizia a due tra i più (s)fortunati amanti della letteratura del Cinquecento. Ma quella è poesia. È letteratura. Non è realtà – e non potrebbe esserlo.
Dovrei tuttavia provare a spiegarmi perché mi scioglie, certe giornate, poggiare sulla terra le mani e sentirne il calore, pur se il cielo è grigio e l’orizzonte freddo. Poi mi volto e, dal mare che intuisco oltre il crinale più lontano, sento un tepore e m’avvolge dalla schiena. Allora la musica dei sassi, mentre cammino, e la voce cigolante degli alberi del bosco, si fondono. Si spegne il silenzio apparente. I sensi si acuiscono. Adesso sento gli odori. A tratti pungenti. E vedo. Le tracce appaiono all’improvviso. Chiare. Suonano come un richiamo. Siamo qui. Ci siamo. E non puoi non vederla, sentirla, toccarla quella poesia. Vera e assoluta, che ha il sapore di vita e non di aperitivo.
Non sono una creatura notturna. Amo il sole tiepido. Amo la luce. Eppure la notte mi attira. Quella dei boschi, della natura. Forse anche per questo il camera trapping mi ha subito preso. Perché puoi progettare, studiare e analizzare di giorno per spiare la notte. Certo la sfida è durissima. Perché serve discrezione, attenzione ai dettagli, pazienza, tempi e studio. E capacità di pre-vedere. E un pizzico di fortuna.
Un aculeo, un inizio
Così è andata con gli istrici, meno bene con i tassi (ma ci sto lavorando). Tutto è nato da un aculeo. Anzi da un sopralluogo per provare a capire. E un aculeo comparso di sera lungo un sentiero in uscita da un boschetto misto di querce, olmi, ornelli. Era una sera di fine estate. Scrutando quel sentierino tracciato da volpi e tassi (almeno quelli li davo per certi) è apparso un aculeo. Per fortuna non ero solo, ma con un compagno di avventure fotografiche e naturalistiche. Per fortuna, dico, perché diversamente avrei dubitato dei miei occhi. Ci siamo guardati senza dire nulla per qualche secondo. Lui aveva fra le dita quell’aculeo. Abbiamo deciso di posizionare una fototrappola e dopo qualche giorno l’ho chiamato per dirgli che avevamo un video di istrice.
A quel punto la sfida era appena cominciata. Ricordo bene quello che mi disse: “Fossi in te mi metterei qui giorno e notte”. In un certo senso l’ho fatto, ma non restando lì carne e ossa…
Camera trapping – gli aspetti tecnici
Era già da qualche mesetto che armeggiavo con batterie al piombo, modifiche ai flash (per la precisione ne ho fusi due in tentativi maldestri, per poi scoprire che la modifica era molto più semplice – mi riferisco alla modifica necessaria per alimentare un flash con una batteria sigillata al piombo, allungandone così quasi all’infinito l’autonomia). L’allestimento di un set per il camera trapping sul posto è però qualcosa di più complesso. È infatti necessario posizionare tutti gli elementi (sensore PIR, flash, reflex, cavi e batterie) in modo da non impattare sulla percezione degli animali che frequentano quel luogo.
Inevitabilmente si finisce per portare odori e oggetti estranei a quell’ambiente. E prima che ci si abituino potrebbe volerci anche troppo tempo, se la reazione iniziale è di forte disturbo. La regola è quindi studiare molto bene il sito e i movimenti della fauna prima ancora di pensare a posizionare gli elementi necessari per lo scatto. I tassi che seguo da circa un anno ancora non hanno digerito le mie intrusioni a causa dei lampi flash.
Alcuni soggetti sono più reattivi di fronte alla novità, altri meno… ma è inutile pensare che non notino le modifiche a quell’ambiente. Modifiche che quindi devono essere ridotte al minimo. Dopo aver visto uno dei tassi che seguo aver marcato ripetutamente, ad ogni passaggio, lo stesso cespuglio di pungitopo mi sono deciso a non toccare più neppure un filo d’erba del sito prescelto, e a cercare quindi un posizionamento che non determinasse nessuno spostamento o eliminazione di elementi naturali (legno morto, fogliame, sassi).
E l’emozione?
Ho battuto la testa per mesi su problemi di ogni tipo. Ho persino pensato qualche volta che mi fossi imbarcato precocemente in un’impresa troppo difficile e dispendiosa di energie. Il monitoraggio dei tassi mi ha dato tante emozioni, come ad esempio vedere il primo affacciarsi, fuori dalla tana ,dei nuovi nati di quest’anno: due batuffolosi cuccioli di tasso. Tentativi fotografici molti. Errori molti. Foto poche.
La scorsa settimana ero salito nel bosco a ricontrollare. Finalmente nel frame rivedo un tasso! Avevo solo qualche scatto in diversi mesi. Averne tre quasi a pieno frame… euforico zoomo sul monitor della reflex e scopro che la foto non è a fuoco! nel reset delle settimane precedenti avevo avuto un problema di infiltrazioni di acqua. Avevo dovuto riasciugare la reflex e in questa procedura devo aver resettato le impostazioni di MAF, per cui quando il tasso era passato l’ottica aveva provato a fuocheggiare… un vero disastro!
Avevo quasi deciso di mollare e spostare tutto in un altro posto. Ma quello mi piaceva troppo… Lungo respiro e ho risistemato tutto per l’ennesima volta. Torno dopo 7 giorni. Apro la cassetta a tenuta, switch su play della reflex… ci sono 30 scatti nuovi! WOW! Sarà ripassato il tasso… questa volta avrà funzionato!
No… non era il tasso.
Dopo sei mesi sono riapparsi gli istrici.
Due esemplari.
Battito a mille. Nei primi scatti il soggetto non era intero. Pollice sul menu della reflex per scorrere la visualizzazione. Credo di aver smesso di respirare fino al primo istrice intero. Di profilo. Perfettamente a fuoco. Al centro del frame. Con una buona illuminazione. Sono quei momenti che ti ripagano di giornate di dubbi e incertezze. Ma soprattutto che ti regalano quell’emozione che non dimenticherai.
Si riparte da qui
Nel frattempo ho ricevuto altre segnalazioni di istrici nel mio territorio… il viaggio è, come al solito, solo all’inizio.