una sfida titanica fra i cespugli
Lo scorso autunno ho frequentato per un po’ un vecchio appostamento ricavato in mezzo ad un incolto, tra ginestre, rovi, e arbusti vari, tra cui molti di Inula viscosa, che fiorisce proprio in quel periodo dell’anno. Se decido di uscire per provare a fotografare (e quindi appostato e nascosto) spesso mi lascio condizionare dallo scenario dell’ambientazione, cose da fotografi! Quei fiori gialli nello sfondo potevano essere un ottimo sfondo per qualche scatto, anche se quel posto è sempre meno frequentato da uccelli. Potevano essere lo scenario giusto per un ritratto, e invece ho assistito ad una (infotografabile) sfida titanica fra i cespugli.
Una breve parentesi – Il Leitmotiv degli sfondi aggiunti con Photoshop et similia è sempre attuale tra i dubbi e le domande esplicite di chi osserva (anche un po’ da neofita) le mie foto, e credo anche quelle di molti altri fotografi naturalisti. Mi è recentemente capitato di nuovo che molti me lo abbiano chiesto. Probabilmente qualcuno lo farà davvero, scontornare il soggetto e sfocare o cambiare lo sfondo delle proprie immagini. Resta una pratica da principiante o da like-dipendenza… per avere quello sfondo sfocato o colorato nelle foto io preferisco studiarmi il set, scegliere la distanza giusta, la luce giusta e tutte le altre variabili necessarie per lo scatto (e lo sfondo) che avevo già in mente.
Era fine ottobre ed ero dunque appostato nel mio capannino rattoppato e nascosto tra gli arbusti. Non è stata un’uscita fotografica particolarmente fortunata, anzi a dire la verità una vera imbiancata . Tuttavia ho assistito ad una scena di natura selvatica che provo a raccontare.
Tra i cespugli di Inula c’è stato all’improvviso un tramestio insolito. Erano piuttosto lontani e semi coperti da altra vegetazione. Ho comunque puntato l’obiettivo per poter almeno osservare la scena. Un Luì piccolo (Phylloscopus collybita) era alle prese con un bruco scovato tra uno dei rami fioriti dell’Inula. Un bruchetto verde perfettamente mimetizzato, ma evidentemente non abbastanza per la vista del Luì piccolo, un uccelletto di circa 8-9 grammi di peso la cui dieta è normalmente composta principalmente di piccoli insetti, ragni, larve e crisalidi di insetti. Non raramente ne ho visti tra i cespugli e gli arbusti a caccia di piccole prede. Ma quella mattina di ottobre la sfida di quel Luì piccolo era diventata titanica.
Anche perché aveva trovato un degno avversario. Le due foto raccontano bene il livello della sfida. Nella prima il Luì piccolo ha finalmente preso nel becco il bruco, ma la seconda mostra la preda ancora attaccata al ramo e il ramo stesso piegato per lo sforzo inutile del Luì piccolo di staccarne il bruco, aggrappato con tutte le sue forze a quello stelo e alla vita.
La scena è durata quasi un intero minuto, con il Luì piccolo che provava a catturare il bruco e il ramo che andava su e giù con il bruco ancora attaccato. Dalle altre tre foto si vede, tuttavia, che il bruco dopo un po’ ha cominciato a perdere le sue forze e a mollare poco per volta la presa dal rametto. Alla fine l’ha spuntata il Luì piccolo, che ha vinto per determinazione e tenacia, catturando una preda ben sopra la media di quelle che caccia normalmente. E probabilmente ha risolto il problema fame per tutta la giornata.
Due brevi considerazioni – La prima, benché scontata, è che non bisogna guardare a questa scena con sguardo “umano”. Il bruco non aveva più diritto di sopravvivere del Luì piccolo, e non solo perché entrambi sono due animaletti simpatici, ma perché non c’è morale che tenga di fronte ad una semplice legge di natura: il predatore e la preda sono due anelli necessari all’equilibrio della vita. La seconda considerazione è sull’incredibile forza che possono sprigionare creature così piccole e apparentemente così fragili. L’abilità nello scovare una preda, il tentativo di resistere all’attacco, la forza di quelle ali nel tenere in volo stabile il Luì piccolo per poter afferrare il bruco e portarlo via, con tanto vigore da tirare con lui tutto il ramo dell’arbusto. E tutto questo senza utensili, senza trucchi, senza trappole – unica fonte di energia l’attaccamento alla vita.
Una terza, in limine – Eccole le foto con lo sfondo brutto, sgraziate, con il soggetto mezzo coperto, con messe a fuoco approssimative. Le facciamo tutti, e di norma finiscono nel cestino (anzi io le cancello prima che arrivino nel mio hard-disk, perché non hanno alcun valore in termini fotografici). Soprattutto le scene di predazione sono quelle che raramente avvengono a favore di obiettivo in contesti “puliti”, salvo non si sia preparato il set (con metodi più o meno sinceri) o non si abbia una buona dose di fortuna – poi c’è la legge dei grandi numeri, che rende le probabilità reali più vicine al valore calcolato (che tuttavia resta molto basso). A volte conservo qualcuno di questi scatti solo come documento etologico.